Sono e sarò sempre un uomo di sport, nel mio passato l’ho sempre praticato, cercato, osservato e giudicato, a volte criticato ma di certo sempre amato. Il calcio è stata un’infatuazione come per tutti i ragazzi italiani,solo giocarlo però, ci tengo a puntualizzarlo.........il tennis una lunga e tormentata passione giovanile spintasi fino ai 30 anni (d’altronde si sa che i quasi 40enni di oggi sono eterni peter pan.....) che mi ha portato 56 trofei ma che come ogni grande amore di gioventù ha avuto una fine turbolenta, il ciclismo è stata una bellissima e fugace avventura, prima sedotta e presto abbandonata, infine oggi alla soglia dei 40 anni (vabbè ancora 38......) potrei aver incontrato l’amore maturo, quello che non lascerai mai e ti accompagnerà fino alla fine della tua vita....sportiva s’intende! Non che le tentazioni non ci siano, sirene dal passato come il tennis e il calcio o nuove giovani muse come il triathlon o la mountain bike sono insidie che si presentano sulla strada della saggezza ma, giunti a questo punto della propria vita la fedeltà assume un valore maggiore di quanto non ne abbia avuto in passato.
Definita la cornice di riferimento vi devo la spiegazione del titolo ovvero la risposta alla domanda: perchè il runner sarebbe l’ultimo dei romantici?
Sono giunto a questa conclusione attraverso le esperienze passate e presenti ma soprattutto attraverso l’osservazione delle persone che praticano i vari sport ai quali mi sono accostato da praticante o da semplice appassionato.
Parlare di calcio sarebbe un po’ come sparare sulla croce rossa, ogni persona dotata di un minimo di etica (e non solo sportiva) inorridirebbe davanti alla metà delle schifezze che avvengono in questo ambiente dove, se possibile, la serie A con il calcio scommesse, calciopoli, i recenti capricci dell’assoalciatori sono solo la punta di un iceberg che trova la massima aberrazione nei campetti di periferia e nell’atmosfera che vi si respira, la violenza che trasuda dalle gradinate gremite di genitori rabbiosi, devastanti per la formazione dei ragazzi per non parlare della maggior parte degli allenatori (che in realtà in giovane età dovrebbero essere degli educatori o almeno dei maestri di sport).
Nel tennis anche a livello amatoriale, per non parlare del semi-professionismo, la rivalità tra avversari non finisce mai, si arriva ad augurare l’infortunio del rivale, non si amette mai l’altrui superiorità e si tende sempre ad attribuire le proprie sconfitte a qualsiasi cosa tranne che a se stessi o alla bravura di chi sta dall’altra parte della rete. Inoltre, l’ambiente in alcuni circoli, diciamolo, fa un po’ schifo.....
Il ciclismo mi mette un’infinita tristezza, per me è sempre stato quello dei racconti di mio nonno delle epiche sfide tra Coppi e Bartali delle tappe di centinaia di chilometri vinte con ore di vantaggio e della famosa borraccia passata da un campione all’altro, le imprese di Pantani.......poi è svanito tutto, appunto nella tristezza.
Ora vorrei parlare delle facce dello sport.....quelle che ho visto, vissuto, osservato, ammirato e studiato per anni prima, dopo e durante il gesto atletico: le facce dei furbetti del pallone miliardario, gli occhi inettati di rabbia e frustrazione di padri di famiglia nei tornei di calcetto della periferia romana, i “t’aspetto fuori”, le minacce, gli insulti, le risse......la faccia da schiaffi del tennista più forte che in campo irride l’avversario vantadosi della propria spocchia con gli amici a bordo campo, la faccia colpevole di quello che, in assenza dell’arbitro si “ruba” un quindici in virtù del “mors tua vita mea”, le facce di due amici che per una sfida nel torneo sociale non si parlano per mesi......ma la faccia che più mi ha impressionato nel mio tennis è stata quella della persona che più ammiro nell’ambiente, un coach e una persona eccezionale che, tuttavia, non credo di aver mai visto felice durante un incontro di tennis.......
E le facce del runner? Sono capolavori di un’arte d’altri tempi....qualche volta stanche, tirate, sì, ma sempre sorridenti, sempre pronte ad aiutare il prossimo a condividere un’esperienza, ad offrire un consiglio (qualche volta anche troppi....)!!!!!
Quello che rende la corsa la migliore delle compagne di vita sono le persone incontri, l’entusiasmo del principiante che guarda al runner appena poco più evoluto come al maestro da cui assorbire quasi per osmosi una scianza che in fondo non è mai esatta. Al compagno di allenamento sempre pronto ad incitarti anche quando sei stanco o ne hai di meno, pur sapendo che in gara lo battera. Per non parlare dei top runner che ti incontrano per strada (ad esempio dentro villa pamphilj) e come se fossi l’amico di tanti allenamenti corrono con te per una decina di km parlando di questo o di quello facendoti sentire “uno forte”!!!!
Queste cose le ho sempre pensate ma negli ultimi tempi l’incontro con alcune persone di cui di seguito racconterò, mi hanno spinto a scriverne:
L’Iron Man: Corrado è un atleta pazzesco, uno che ha compiuto imprese che solo a pensarle puoi sentirti stremato, uno che è arrivato sul podio in un mondiale di triplo IronMan che per chi non ne fosse al corrente significa 11.4 km di nuoto 540 km di bici e 126 di corsa!!!!. Corrado è anche un professionista nel campo della fisioterapia (tra i più bravi che io abbia conosciuto), l’anno scorso ha dominato la sua categoria +45 in una 12 ore no-stop di nuoto arrivando 4° assoluto e precedendo nazionali italiani di fondo......Ma Corrado soprattutto è un “runner dentro” appartiene a quelle persone che fanno sentire l’ultimo dei tapascioni come il primo dei campioni olimpici, se hai un problema fisico e ti serve il suo lavoro ti farà sentire al pari dell’atleta che vuole vincere un campionato nazionale o europeo perchè un runner sa che per un altro runner centrare il proprio Personal Best o semplicemente arrivare in fondo alla sua prima maratona è importante come vincere una medaglia olimpica.
L’ottavo Re di Roma: che, con tutto il rispetto (ben poco in realtà) per i vari calciatori della capitale si chiama Giorgio e fa il tassista o “tassinaro” come si dice a Roma. Giorgio nel mondo dei runners non ha bisogno di presentazioni ma mi piace ricordare che quest’anno, dopo un gravissimo infortunio che avrebbe ridotto chiunque all’immobilità per mesi, ha trionfato per la quinta volta consecutiva alla mitica 100km del Passatore stabilendo anche il record della corsa in 6h 25’ 46’’. Tanto per annoiare chi già lo sa, ha corso poco meno o forse poco più di 200 maratone e più di 1000 gare fino ad oggi oltre a laurearsi campione del mondo di ultramaratona. Negli Stati Uniti Giorgio vivrebbe della sua passione, scriverebbe best sellers e sarebbe protagonista di documentari, continuamente ospite di importanti trasmissioni sportive.....in Italia per vivere lavora come tutti noi e come tutti noi trova il tempo di allenarsi prima e dopo il lavoro. Ce ne sarebbe abbastanza per tirarsela un po’, per maledire questa società che non premia i veri atleti e quant’altro....invece Giorgio lo potete incontrare pressocchè ogni giorno a villa pamphilj mentre corre i suoi 30, 40 50, 60 km giornalieri salutando tutti o come ieri, nel mio caso, affiancandoti e accompagnandoti per una decina di km durante i quali ti parla della sua ultima gara e risponde pazientemente a ogni tua domanda (anche a quelle che avrà sentito 1000 volte) con cortesia e serenità. Poi, tornando alle facce, quando incroci Giorgio che corre (o vola....) sul suo viso c’è la gioia di correre, la gioia di vivere quotidianamente la sua passione. Insomma è uno di noi.......e per rimanere con gli antichi romani, il colle di Giorgio l’ottavo Re di Roma non può che essere il Gianicolo!!!!!
L’extraterrestre: si chiama Haile Gebrselassie e forse, a solo forse (almeno a monteverde..) è più famoso di Giorgio!!! Purtroppo con lui non ho corso ne parlato a lungo però ho avuto modo di assistere di persona ad una sua intervista e anche in questo caso quello che mi ha colpito è stata la sua faccia, felice, solare consapevole di essere un esempio e desideroso di esserlo nel migliore dei modi fino in fondo. Umile, gentile, intelligente in poche parole un runner!
Infine vorrei citare tutte le persone con cui spesso ho il piacere di condividere la Villa o la strada, i miei amici e colleghi Marco e Massimo, tutti i runner di villa pamphilj ed in particolare Giancarlo, figura carismatica che, come dice lui stesso, della Villa “c’ha le chiavi” e che, con il racconto di un capitolo della sua ancestrale sfida con l’amico Filippo, mi ha trascinato nel vorticoso e solidale mondo dei blogtrotters e la cui condotta podistica traccia la rotta per chi vuole una relazione stabile e duratura con la corsa.
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